sabato 5 giugno 2010

...scegliere

Un ringraziamento ai primi sostenitori di golondrines e, come primo vero post, desidero soffermarmi su un tema quasi sempre assente nella politica di economia del turismo del nostro paese e della nostra regione: fare scelte.
A prescindere da quali siano gli indirizzi, le politiche, le motivazioni che si intende soddisfare, se si considera il turismo come fattore di sviluppo, di benessere dei propri abitanti, occorre prendere decisioni nette, precise e non ambigue.
L'estrema complessità del settore (come già visto nel primo post) non può lasciare spazio all'improvvisazione, è impensabile continuare a credere che la rendita di posizione derivata dalle bellezze naturali del nostro Paese, della nostra Isola sia inesauribile (di fatto si è esaurita da una decina d'anni).
Se si sceglie il turismo lo si deve fare con una precisa consapevolezza: da quel momento in poi si deve scegliere quali debbano essere le motivazioni per farsi visitare, si deve scegliere se "sacrificare" o meno un parte del proprio territorio, della propria località, di un quartiere della propria Città, si deve scegliere come farsi raggiungere, si deve scegliere di farsi trovare, si deve scegliere di preparsi per quell'incontro con chi abbiamo chiamato a farci visita (tra l'altro pagando).
Scegliere vuol quindi dire porsi domande, studiare, analizzare, confrontarsi, ed applicare quanto deciso. Si deve in sostanza capire che turismo = posti letto è la formula con cui, negli ultimi 40 anni si è non scelto, formula che i vari schieramenti politici applicavano per proporsi come paladini (a seconda dell'onda elettorale) dello sviluppo o dell'ambiente con posizioni perfettamente speculari e antitetiche dimenticando, anzi, ignorando che in realtà fare turismo significa organizzare, pianificare, formare, preservare e dare valore, infrastrutturare un intero Paese.
Oggi, credo che l'unica possibilità sia quella di intendere la politica economica e turistica del nostro Paese e della nostra Regione solo con la consapevolezza di che cosa implichi scegliere il turismo e con la speranza che non ci si abbandoni più alla facilità della non scelta.

11 commenti:

  1. Bene Stefano, ottima l'idea del blog si comincia così a seminare la cultura del turismo, la sostanza del tuo intervento è condivisibile, ma non per essere polemico e analizzare i problemi de noiartri ovvero qui all'Alguer, vorrei postare un piccolo commento: Siamo in attesa di sapere quale sarà l’idea di trovare ciò che unisce.

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  2. Caro Stefano,
    a me il compito della rompiscatole...il tuo post presuppone che si sia già arrivati alla possibilità di scegliere o non scegliere in Sardegna. Farei una considerazione che va allo scalino precedente di questa strada tutta in salita, cioè la possibilità che ci sia la consapevolezza di voler scegliere o meno una destinazione. Per farlo si ha necessità di una motivazione grande...più del mare. A noi manca l'aver creato un "mito", avendone tutti i requisiti, come l'Egitto e come il Messico. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi. Auguri intanto per questo blog.

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  3. In questi primi post la mia intenzione è descrivere aspetti di premessa, ovvero desidero partire da quelli che sono i presupposti generali che vedono una località, una regione o un paese arrivare a scegliere il turismo come base per lo sviluppo economico e sociale per i propri abitanti. In realtà propongo o cerco di proporre visioni più ampie rispetto al locale (l'Alguer) o al regionale, però farò certamente più di un rifeirmento pratico a entrambi i contesti. Anto credo che di fatto il mito sia stato creato tantissimo tempo fa, la Sardegna era il mito (l'Aga Khan, i film con protagonisti eccezionali Mariangela Melato, Giancarlo Giannini, oppure Liz Taylor e Richard Burton per citarne alcuni) il fatto è che che non siamo stati capaci di fomentarlo di sostenerlo anzi lo abbiamo banalizzato consentendo, come nel caso della Costa, ma anche dell'interno (oramai malloreddus e porcetto lo trovi ovunque in Italia) di far moltiplicare l'originale in tante repliche fasulle...come tanti souvenir di plastica...rifomentare il mito è dura, occorre appunto come suggerisco capire l'essenza del turismo, coglierne le sue articolazioni e complessità per poi decidere quali strumenti usare per far rivivere il mito...

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  4. Valide queste tue considerazioni, ma mi riferivo più che altro ad un contesto culturale che ha creato in altri paesi (citavo Egitto e Messico)un turismo "infinito",se mi passi il termine, fatto di cultura inizialmente ma anche di mare, deserti, musei, città d'arte e strutture ricettive e servizi turistici d'eccellenza. Come se la nostra storia non fosse sufficiente a far da sola la sua parte. Credo invece che per questo mito siano mancate totalmente le occasioni (una forse si era presentata con Frau e la sua ipotetica Atlantide sarda)e che sia mancata la voglia di credere in una identità sarda vera,sul modello di quella che i catalani hanno costruito, che non fosse porchetto arrosto e malloreddus, sardi in costume e tanti altri luoghi comuni. Credo che sia necessario ripartire pensando che certe partite non sono chiuse definitivamente...non ci sono occasioni mancate. Ci sono solo nuove occasioni.

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  5. ....da questo punto di vista concordo con te, con Frau si è persa una nuova occasione, ed è proprio per questo che sono convinto che le "nuove occasioni" certamente ci saranno, ma per coglierle occorre che vi sia a monte la consapevolezza, sopratutto nelle istituzioni, di poter metter a frutto quelle occasioni che ci troveremo di fronte

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  6. Stefano, non è la politica che 'sceglie', la politica 'rappresenta' la volontá dei cittadini, delle organizzazioni (imprese, associazioni etc). E`da qui che nasce il grande problema. Ci sono troppi interessi assolutamente antitetici: + posti letto/- posti letto, cementificazione selvaggia/preservazione estrema del piú remoto sasso, turismo d'élite/turismo di massa... La politica sarda non é in grado di scegliere non solo per il basso profilo che caratterizza molti dei suoi elementi ma anche perchè gioca sull'incapacitá degli stessi sardi (ed algheresi) di decidere cosa vogliamo fare di questa nostra bella Isola. Tu dici benissimo occorre 'sacrificare' parte degli interessi personali e rinunciare alla nostra personale visione. Io aggiungo che non dobbiamo inventare ció che giá è stato inventato, sono certo che esistono modelli di sviluppo economico sostenibili (per il territorio e la comunitá) da cui prendere spunti e da utilizzare come riferimento. Si tratta solo di aprire la mente, viaggiare un pó di piú, essere meno egoisti e non aspettare che siano altri a 'scegliere' per noi...

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  7. ...si GP, tieni e tenete conto che questo blog non è improntao solo su ciò che hanno fatto o non hanno fatto la politica, le aziende ecc... Questi primi due post, e sicuramente anche il terzo hanno un valore di premessa, una sorta di introduzione, e man mano che si andrà avanti ci saranno invece sempre più contenuti, idee ed indicazioni di natura pratica....E' perfetto il tuo passaggio sui modelli cge già esistono e ce ne sono a decine, occorre appunto prepararsi, formarsi mentalmente e culturalmente ad analizzarli ad adattarli ad arrichirli e, naturalmente, ad applicarli. Comunque penso che dai commenti tuoi, di Maria Antonietta e di Romano appare evidente che in giro vi sia un gran desiderio di dire e di fare le cose, senza aspettare le non-scelte degli altri, e questa è veramente una bella cosa

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  8. Ciao Stefano,
    ho letto i vs commenti, e penso che abbiate ragione tutti. M. A. la mette sul piano culturale, GP sul piano politico, e tu su quello delle proposte, e senza dubbio sono tre dei pilastri fondamentale del problema Sardegna.
    Ha ragione GP quando scrive che la politica non sceglie o sceglie pensando ad interessi squisitamente economici, anche perchè la loro capacità è veramente scarsa. M-A. ricerca nella cultura della ns isola, le possibilità mancate, e non ha tutti i torti, perchè la Sardegna cultura ne ha e tanta, ma sembra che di questa ci si debba quasi vergognare. Io, come te, voglio guardare avanti e lavorare perchè i sardi prendano coscienza dell'enorme potenziale che la ns isola possiede. Abbiamo la Storia, la cultura, le tradizioni ; la montagna, il mare, la pianura, i fiumi e i laghi. Sono le scelte nette che bisogna spingere, il turismo come fonte primaria di sviluppo e il resto a supporto.
    Per fare questo, qualche concessione all'ambiente si dovrà fare, ma vigilando che non si deturpi.

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  9. Bene se vuoi partire premessa, parliamo di offerta turistica, ovvero la merce di cui nostri turisti possono fruire:
    Nell’offerta un tempo rientrava quasi esclusivamente l’ospitalità. Oggi si dovrebbe offrire; ospitalità, divertimento, cultura, … Bisogna capire cosa offrire.

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  10. @Stefano, mi fará piacere essere erudito su modelli di sviluppo turistico e mi rendo disponibile, se servisse, nel trovare fonti, dati ed informazioni al riguardo. Io vivendo qui in Spagna sono davvero interessato nel sapere cosa e come fanno nelle Isole Baleari, Isole Canarie, Costa del Sol, Costa Brava (per non parlare di Andalusia, Galicia etc.) ad avere numeri impressionanti di flussi turistici ed investimenti (nonostante la crisi che anche qui si sente). Non ne conosco ancora le ragioni, ma la prima impressione è che la loro fortuna, paradossalmente, è si quella di avere bellezze naturali ma non tali da fare dire 'siamo i migliori', voglio dire che l'indubbia ed impareggiabile bellezza della Sardegna ci fa sedere sugli allori e credere che solo per questo i turisti debbano venire a farci visita e spendere i loro risparmi.

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  11. Intanto complimenti per l'iniziativa. E' fondamentale alimentare per noi sardi la cultura dell'industria turistica. Non sono un esperto del settore ma spero di accrescere le mie conoscenze grazie a questo blog.

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