martedì 8 giugno 2010

...le regole del gioco

Questo terzo post è ancora dedicato ad aspetti generali, di premessa, che hanno lo scopo di rendere chiari quali debbano essere i presupposti che portano a scegliere il turismo come sistema di sviluppo di un Paese come l'Italia e di una Regione come la Sardegna. In questo caso mi soffermo sulla situazione della nostra Regione non, perchè diversa o unica rispetto alle altre Regioni, ma perchè la conosco nei dati, nel fenomeno e nelle analisi; credo però che non vi siano poi grandi e sostanziali differenze tra la Sardegna ed altre regioni italiane.

Spesso, ed è un tema attuale, la competitività viene misurata con diversi modelli, attraverso indicatori classici come il PIL aggregato oppure con indicatori di innovazione e tecnologia (numero di invenzioni brevettate, censimento del numero computer nelle case, percentuale di laureati scientifici ecc...)
Ciò che a me sembra invece non venga ricompreso (o non viene messo in ampio risalto) nella determinazione degli indicatori della competitività é quella parte di economia che non consente di registare le entrate, ma sicuramente fa registrare le uscite, creando un pesante scompenso del valore di PIL di una regione e/o di un Paese: l'abberrante fenomeno dell'economia sommersa.

In questo caso mi soffermo sul fenomeno che interessa l'economia turistica sarda, basandomi sui dati riportati in rapporti economici importanti per qualità e profondità di analisi elaborati dal CRENoS, il Centro di Ricerche Economiche Nord Sud (istituito nel 1993 fa capo alle Università di Cagliari e Sassari): Economia del turismo in Sardegna (Settembre 2004, ed. CUEC) ed Economia della Sardegna 16° Rapporto 2009 (Maggio 2009, ed. CUEC)
Già nel 2004, ed è facile pensare che tali dati siano incrementati, a fronte di 164.000 posti letto delle attività ricettive classificate (dai 5* ai b&b) il CRENoS stimava, con un range di difetto del 25% (della serie teniamoci bassi) vi fossero in Sardegna ben 750.000 posti letto in seconde case. A voler essere meno prudenti dei bravissimi economisti del CRENoS tali valori si avvicinerebbero paurosamente al numero dei residenti in Sardegna.
Nel rapporto del 2009 vengono rese pubbliche le stime del CRENoS che indicano in 25 Milioni le presenze sommerse nella maggior parte dei casi da addebitare alle seconde case. Nel 2009 sono state registrate 12 milioni di presenze ufficiali, ovvero di tutte le tipologie ricettive classificate (alberghi, residence, campeggi, agriturismo, CAV, b&B ecc...).
Tali dati sono di una enormità pazzesca, hanno un impatto devastante sulla nostra isola, in termini di pressione su coste, su strade, su interno, su aeroporti e porti, ma tale impatto non ha una voce corrispondente nelle entrate.

Se calcolassimo un importo minimo per ogni presenza nascosta, che ne so € 50,00 come valore di IVA o come addizionale regionale, mancherebbero alla Sardegna 1 miliardo e 250 milioni di euro. Non credo che la Sardegna, come tutte le regioni italiane, sia in grado di rinunciare a tali cifre. In una situazione normale ci si aspetterebbe una politica volta a far emergere gradualmente tali valori. Questo non è mai stato fatto, nessuno ha voluto seriamente (ma nemmeno per scherzo) porsi tale problema.

Se si sceglie il turismo, allora si deve considerare non solo come organizzare il territorio regionale e/o nazionale per sostenere tale linea di sviluppo ma si deve rendere chiaro ed inequiovocabile il messaggio che vi sono delle regole, che devono essere rispettate, che chi le infrange deve essere perseguito.

Oggi a tale gioco, con tali regole, sono chiamate solo le strutture ricettive classificate, quelle attività cioè che sono facilmente identificabili che sono cariche di costi amminstrativi (IVA, 626, haccp ecc...), di costi per servizi (TARSU), di imposte (ICI, IRES, IRAP ecc), di costi contributivi per i dipenenti assunti.

Scegliere il Turismo non significa consentire o meno di costruire, significa decidere in che modo il territorio possa trarre effettivo beneficio da quella scelta, non solo per le aziende, o per i privati proprietari di una seconda casa, ma anche per coloro i quali possono anche non essere coinvolti direttamente nella produzione/erogazione del servizio turistico ma vivono, utilizzano e pagano le tasse in quel Comune, Provincia e Regione fruendo almeno per il 99% dello stesso bene fruito dai turisti: il territorio ed i suoi servizi.

5 commenti:

  1. Se ho capito bene auspichi tra le altre cose maggiori controlli sul 'business' delle seconde case? Imposte su chi guadagna in nero dai flussi turistici? Io penso anche a tassazioni indirette (multe per parcheggi in seconda, terza fila, su strisce pedonali, sui passaggi per disabili), tasse sulla nettezza urbana 'realmente' prodotta e non semplicemente stimata in base ai mq. Potremmo risolvere due problemi: l'entrate e la pulizia ed il decoro delle cittá...

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  2. Ciao Stefano, credo che tu stia sollevando un problema grosso... non capisco infatti come mai non ci siano controlli per evitare/scoprire tutte queste presenze nascoste... sarà che lavorando in albergo non posso che non vedere di buon occhio il fatto che tantissime case vengano affittate per max 2 mesi all'anno (in nero, senza registrazione alcuna)..., ma se penso che Alghero per esempio in estate arriva anche a triplicare (sbaglio?!) il numero degli abitanti e che questi "abitanti" in più non risultano da nessuna parte, allora credo sia un problema a tutti gli effetti che però evidentemente viene (consapevolmente o no..)ignorato....

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  3. Certo che se il com,une avesse l'interesse di accumulare gli introiti dovuti al mancato pagamento delle tasse delle seconde case e dei B&B non registrati (come anche quelli registrati), io credo che varrebbe la pena sparpagliare esattori casa x casa. Ma purtroppo il ns sistema Italia, non aiuta in tal senso.
    GP, tu sei il solito esagerato, anche la multa al parcheggio in doppia fila vuoi fare... e che diamine, si vede che vivi in Spagna. Scherzo naturalmente, anche perchè hai ragione, un pò di educazione civica non guasterebbe di certo.

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  4. Velocissime considerazioni, che necessitano anche di chiarimenti da parte di chi conosce più di me il problema:
    1) in più di una occasione vengono concessi contributi al fine di ristrutturare e promuovere B&B (regionali, provinciali e anche comunali).
    2) le seconde case vengono spesso affittate attraverso inserzioni online, portali turistici o sedicenti agenzie immobiliari e di intermediazione.

    Mi chiedo: è normale (e legale) concedere finanziamenti agevolati (quando non a fondo perduto) per ristrutturare case che sono alla fin fine delle vere e proprie strutture ricettive abusive (a Cagliari abbiamo B&B con 10, 12 posti letto, non sono case residenza di famiglia e non offrono colazione in casa ma buono colazione per il bar più vicino!!!!).
    Mi chiedo ancora: se è vero che chi affitta ha a disposizione tutti questi mezzi perché non fare una campagna di controlli seria, incrociando i dati e verificando quanti di questi siano in regola e quanti in nero????
    Il problema non è la "difficoltà" del controllo...è la volontà di farlo.

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  5. ..Maria Antonietta, infatti il problema non sta nell'eventuale impossibilità "tecnica" di effettuare i controlli ma di volerli fare. Di mezzi a disposizione ce n'è a bizzeffe, ma non vi è interesse ad attuare una politica di emersione; ad Alghero gli operatori hanno segnalato questo problema "quantificando" a spanne il fenomeno delle seconde case ad Alghero...si è sempre parlato di 55.000 posti letto di seconde case; tutti negavano e comunque si diceva che non si poteva fare nulla in quanto il fenomeno non si conosceva, ed era difficile "agguantarlo". Bene, nel corso della prima giunta Tedde (circa 5-6 anni fa) venne presentato il primo rapporto dell'osservatorio del turismo finanziato dal Comune di Alghero con cui si "certificavano" 45.000 posti letto di seconde case. Sono stati presi provvedimenti? Manco uno! Questa è la politica che non sceglie, che preferisce far andare le cose ovunque in Sardegna ed in Italia

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